L’informativa sulla filiera nella rendicontazione di sostenibilità: obblighi, strumenti e approccio proporzionale
Con l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), le imprese sono tenute a rendicontare gli impatti, rischi e opportunità ESG anche lungo l’intera catena del valore. Questo comporta un cambio di paradigma: la sostenibilità non è più confinata entro i confini dell’azienda, ma si estende a fornitori, partner, clienti e comunità coinvolte nelle attività dirette e indirette.
Obbligo normativo: che cosa dice la CSRD
L’art. 19-bis della Direttiva 2013/34/UE, come modificata dalla CSRD, richiede che le imprese riportino informazioni di sostenibilità lungo la propria catena del valore. In particolare, devono descrivere:
- le relazioni commerciali dirette e indirette,
- le modalità di gestione degli impatti attuali e potenziali,
- le misure adottate per mitigarli o prevenirli.
Il principio di doppia materialità (art. 29-bis CSRD) rafforza questo approccio, imponendo alle imprese di considerare sia l’impatto dell’ambiente sull’azienda che quello dell’azienda sull’ambiente e sui diritti umani.
Gli standard ESRS richiedono che l’analisi di materialità e la rendicontazione comprendano anche la value chain, con riferimento sia a:
- impatti negativi propri, causati o contribuiti dall’impresa,
- sia impatti direttamente connessi a prodotti, servizi e relazioni commerciali (anche se l’impresa non li ha causati direttamente).
Tra le disclosure chiave connesse alla filiera si segnalano:
- ESRS 1, par. 72 e 73 (limitazioni nella disponibilità di dati e piani per superarli),
- ESRS G1-1 (struttura della catena del valore),
- ESRS E1-6 (strategie e target di decarbonizzazione lungo la filiera),
- ESRS S2-S4 (condizioni di lavoro, diritti umani e parità nella supply chain).
Il principio di proporzionalità consente alle imprese di applicare un approccio graduale, coerente con la dimensione, il settore e la struttura della catena del valore. In caso di limitazioni informative, gli standard ammettono:
- dichiarazioni qualitative in luogo di dati quantitativi;
- piani per l’ampliamento progressivo della copertura;
- segnalazione delle lacune e delle azioni correttive previste (ESRS 1, par. 72).
Per rispettare gli obblighi di rendicontazione lungo la catena del valore, è utile adottare strumenti di supporto come:
- questionari ESG per fornitori e subfornitori;
- codici di condotta, policy e impegni contrattuali a presidio dei diritti umani e ambientali;
- sistemi di tracciabilità e mappatura della supply chain;
- verifiche di terza parte e audit ESG.
L’informativa sulla catena del valore non è un semplice obbligo documentale, ma un indicatore del livello di integrazione della sostenibilità nella governance aziendale. Una gestione efficace degli impatti lungo la filiera:
- riduce i rischi legali e reputazionali,
- favorisce l’accesso al credito sostenibile,
- risponde alle aspettative di investitori, clienti e autorità di vigilanza.
L’approccio suggerito è quello di iniziare da una mappatura progressiva, definire priorità e strumenti proporzionati alla realtà aziendale, e accompagnare la transizione con una comunicazione trasparente e tracciabile.