Stop alla geolocalizzazione in smart working
Una recente decisione del Garante per la protezione dei dati personali ha chiarito un principio importante: monitorare la posizione dei lavoratori durante lo smart working non è ammesso, nemmeno se avviene tramite strumenti apparentemente innocui come un’app di timbratura.
Il caso
Un’azienda è stata sanzionata con una multa da 50.000 euro per aver utilizzato un software che, al momento della timbratura di inizio e fine giornata, raccoglieva le coordinate GPS del dispositivo usato dal dipendente. In alcuni casi, i lavoratori venivano persino contattati per attivare la localizzazione e confermare via email il luogo in cui si trovavano. L’obiettivo dichiarato era verificare che le prestazioni lavorative venissero svolte nei luoghi indicati nei contratti individuali di lavoro agile. L’azienda giustificava la raccolta dei dati con esigenze organizzative, produttive e di sicurezza. Secondo l’Autorità, queste motivazioni non giustificano l’uso di strumenti che consentono un controllo diretto e continuativo dell’attività dei dipendenti. Anche nel lavoro da remoto, i controlli tecnologici devono rispettare quanto previsto dallo Statuto dei Lavoratori (art. 4, L. 300/1970) e dalla legge sul lavoro agile (L. 81/2017): ogni verifica a distanza è lecita solo se strettamente collegata a esigenze organizzative, di sicurezza o tutela del patrimonio aziendale, e comunque mai finalizzata al solo controllo della prestazione.
Il trattamento dei dati è stato ritenuto illegittimo perché contrario a diversi principi del GDPR, tra cui:
- liceità e trasparenza del trattamento,
- proporzionalità,
- minimizzazione dei dati,
- protezione dei dati sin dalla progettazione.
In particolare, il controllo messo in atto era finalizzato esclusivamente a verificare la sede da cui veniva svolto il lavoro, elemento non sufficiente per legittimare un trattamento così invasivo.
Cosa cambia per le aziende?
Questo caso evidenzia ancora una volta quanto sia fondamentale valutare con attenzione gli strumenti utilizzati per gestire il lavoro da remoto. Ogni tecnologia che consenta – anche indirettamente – di sorvegliare i dipendenti deve essere adottata con estrema cautela, nel rispetto delle tutele previste dalla normativa.